Il welfare aziendale continua a crescere
Published
Read time
I dati dell'Osservatorio Welfare di Assolombarda
L'undicesimo Osservatorio Welfare di Assolombarda rileva anche per il 2023 una crescita del welfare aziendale, come avvenuto negli ultimi anni. Un interesse, quello per il welfare, che aumenta tra i lavoratori e di conseguenza figura sempre più in altro fra i temi oggetto degli accordi aziendali. Un elemento che può rappresentare un valore aggiunto utile sia ad attrarre nuovi talenti con competenze specialistiche, sia a fidelizzare la forza lavora con progetti lavorativi e personali di medio-lungo termine.
Osservatorio Welfare Assolombarda: il welfare aziendale sale al 62%
Assolombarda ha pubblicato il suo Osservatorio Welfare relativo all'anno 2023. L'undicesimo rapporto, a cura del Centro Studi dell'associazione datoriale, conferma la crescita rilevata negli ultimi anni. Nel 2023, infatti gli accordi depositati che presentano al proprio interno previsione di welfare aziendale sono pari al 62%, mentre nel 2022 era pari al 60,7% e nel 2021 al 59,7%.
Si tratta peraltro di un dato che sottostima sia la diffusione che la crescita del welfare aziendale, dal momento che Assolombarda dichiara che la misura: "non rileva, ad esempio, le eventuali iniziative adottate da imprese che non hanno stipulato e depositato accordi di produttività ai fini della detassazione."
Fatta questa doverosa premessa, osserviamo che tali accordi non sono distribuiti uniformemente sul territorio nazionale, poiché tendono a replicare la presenza delle iniziative imprenditoriali nel nostro paese. Dunque in Lombardia si concentrano oltre 4.600 accordi, segue l’Emilia-Romagna, con 2.600, e tra le altre regioni, soltanto Veneto e Piemonte superano le 1.500 unità.

Howden promuove la cultura del Welfare in Italia
Grazie alla nostra rete di esperti in Employee Benefits, sia in Italia che a livello internazionale, Howden è il broker assicurativo che supporta le aziende nel creare piani di welfare personalizzati che migliorano il benessere dei dipendenti, ottimizzando i costi e semplificando la gestione delle normative complesse. Scopri come possiamo aiutarti!
Il welfare nella contrattazione aziendale
Negli accordi stipulati dalle aziende, il welfare aziendale nelle sue varie forme, ovvero la conversione dei premi di produzione, il welfare in top ecc., occupa un ruolo fondamentale, collocandosi con un tasso di diffusione del 75% tra i premi di risultato collettivi (84% degli accordi) e gli orari di lavoro (52%). Questi ultimi fino al 2022 si attestavano al secondo posto, mentre quest'anno sono stati sorpassati dal welfare.
Assolombarda rileva che: "L’attenzione al benessere lavorativo dei dipendenti, a cui tende il welfare aziedale, è confermata dalla frequente presenza, all’interno degli accordi aziendali, anche di temi come la conciliazione vita lavoro (52% degli accordi) e lo smart working (44%)."
Le altre materie che trovano ampia diffusione sono la formazione (45%) e i protocolli di sicurezza (26%), mentre temi importanti come coinvolgimento paritetico (5%), causali contrattuali (4%), partecipazione agli utili (1%) e invecchiamento attivo (1%) per il momento sono ancora raramente presenti.

Analizzando il dato per dimensione aziendale e settore economico, si rileva che questo tocca quota 86% nelle imprese con più di 100 dipendenti e 76% nell'industria, mentre nei servizi arriva al 71%. Nelle medie imprese si attesta al 51%, mentre sembra più forte nelle piccole, con meno di 25 addetti, dove tocca quota 67%.
Come le imprese scelgono di finanziare il welfare aziendale
Il welfare può essere finanziato dalle aziende in due diverse maniere, e anche in modalità ibrida:
- direttamente dall’azienda, attraverso l’erogazione di importi aggiuntivi (detti "on top") rispetto alla retribuzione fissa e variabile;
- attraverso la conversione volontaria parziale o integrale delle erogazioni detassabili del premio di risultato.
Nella metà dei casi la modalità di finanziamento scelta è appunto quella ibrida, mentre se l’azienda sceglie una sola modalità, quella adottata più frequentemente è la conversione del premio.
Nelle aziende dove è possibile convertire il premio, emerge che mediamente nel 2023 ha aderito alla scelta un dipendente su 5 (21%) in lieve calo rispetto al 24% rilevato nel 2022.
In media chi decide di farlo converte poco meno del 60% del valore complessivo del premio, circa il doppio del 30% rilevato nel 2022.
Focus su fonti di finanziamento e spesa in welfare
L’Osservatorio Welfare di Assolombarda si avvale della collaborazione di alcuni dei principali operatori del settore, tra i quali Howden, e grazie a queste partnership riesce ad approfondire alcuni temi, quali le fonti di finanziamento.
Nel 2023 la principale fonte di finanziamento del welfare aziendale risulta essere il budget on top, ma in forte calo rispetto al 2022, quando era al 78% mentre nel 2023 è pari al 46% e nel periodo 2016-2021 si attestava su una media del 53%.
In calo anche la rilevanza della conversione del premio (34%, dal 43% del 2022), mentre a crescere è la quota di clienti in cui è lo stesso CCNL applicato a prevedere e finanziare il welfare (dal 27% al 29%).
Assolombarda commenta: "In generale, quindi, sembra che la tendenza sia verso un riequilibrio delle fonti di finanziamento dalla precedente forte polarizzazione su budget on top e conversione del premio."
Nel 2023 sale il budget medio per lavoratore di spesa in welfare aziendale, arrivando a 610 euro, con una crescita del +3,7% rispetto ai 588 rilevati nel 2022. Tuttavia si tratta di una cifra intorno ai 700 euro, che rappresentano la media dei 6 anni precedenti (2016-2021). Ma occorre considerare che il dato di questo periodo risulta fortemente influenzato dal picco di 858 euro raggiunti nel 2021, in piena fase pandemica.
Nell’anno è stato speso il 77% del budget totale allocato a welfare, il che consente di stimare che mediamente i lavoratori hanno a disposizione un importo pari a 792 euro, dato anch'esso in crescita, con un +6,5% rispetto ai 743 euro rilevati nel 2022.
L'offerta e la domanda di benefit nel welfare aziendale
L'Osservatorio indaga poi l'offerta e la domanda di welfare, analizzando 9 aree: previdenza, assistenza sanitaria, area assistenziale, mutui e finanziamenti, scuola e istruzione, area culturale/ricreativa, programmi e servizi assicurativi, mobilità e fringe benefit.
Tra le misure di welfare offerte dai provider nel 2023, sale al primo posto il pacchetto dei benefit legati all’area culturale/ricreativa (93%), seguito da fringe benefit (90%), scuola/istruzione (80%), previdenza (70%), mobilità (68%), assistenza sanitaria (58%), area assistenziale (52%) e servizi assicurativi (42%). Quest'ultima voce era scesa al 4% nel 2022 e ha più che recuperato rispetto al 36% del 2021.
Dal punto di vista della domanda di welfare aziendale, si registra un progressivo ridimensionamento dei fringe benefit, la cui quota nel 2023 passa al 29% dal 41% del 2022. Cresce invece la richiesta di servizi riconducibili all’area culturale/ricreativa, con un 24% del 2023 e rispetto al 21% del 2022. In crescita anche le aree sanitaria e previdenziale.

La crescita dell'offerta e della domanda di assistenza sanitaria è certamente riconducibile al corrispondente trend di costante impoverimento del welfare pubblico, che rende necessario un massiccio intervento del privato per far fronte alle esigenze degli utenti.