Polizze di Responsabilità Ambientale: Italia ancora sottoassicurata
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Solo lo 0,64% delle imprese italiane ha sottoscritto polizze per i danni ambientali
Secondo l'ultima rilevazione statistica condotta da ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) e rielaborata da Pool Ambiente, consorzio di co-riassicurazione attivo in Italia dal 1979 per la copertura assicurativa dei rischi di Responsabilità Ambientale, solo lo 0,64% delle imprese italiane ha sottoscritto polizze danni ambientali. Questo dato, seppur in lieve aumento rispetto allo 0,45% registrato nel 2021, evidenzia una diffusione ancora marginale di queste polizze nel tessuto imprenditoriale italiano.
La protezione ambientale nel contesto assicurativo
La gestione del rischio ambientale rappresenta oggi una delle principali sfide per le imprese, soprattutto in un contesto normativo sempre più stringente e con una crescente attenzione da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni. In tale scenario, le polizze di Responsabilità Ambientale costituiscono uno strumento fondamentale per tutelare sia l’ambiente che la sostenibilità economica delle aziende. Tuttavia, nonostante i vantaggi evidenti, la loro diffusione in Italia resta estremamente limitata.
Secondo il report di Pool Ambiente denominato "Il punto sulla diffusione delle polizze di Responsabilità ambientale in Italia secondo la nuova rilevazione statistica ANIA" e riferito ai dati del 2024, emerge un quadro preoccupante: solo lo 0,64% delle imprese italiane risulta attualmente coperto da una polizza per danni all’ambiente.
Polizze danni ambientali: settori con maggiore copertura assicurativa
L'analisi del portafoglio delle polizze per danni all'ambiente mostra una concentrazione della copertura in determinati settori:
- Gestione rifiuti: 21,16% delle imprese assicurate
- Industria chimica: 11,87%
- Settore petrolifero: 4,19%
La distribuzione delle polizze ambientali tra i vari comparti produttivi non è omogenea e rispecchia la percezione del rischio specifico associato all’attività svolta. Alcuni settori, per la loro natura intrinsecamente impattante sull’ambiente, risultano dunque essere più propensi a stipulare coperture assicurative adeguate.

Nel caso della gestione rifiuti, infatti, occorre considerare l’esposizione quotidiana a rischi legati a sversamenti, contaminazioni del suolo e dell’acqua, e malfunzionamenti degli impianti. Mentre per quanto riguarda i settori chimico e petrolifero, la particolare attenzione alle coperture dal rischio ambientale è da ricercare anche nella regolamentazione più stringente a cui sono sottoposti.
Al contrario, comparti meno regolamentati o con una minore percezione del rischio, come l’agricoltura, il turismo o il commercio al dettaglio, mostrano tassi di copertura quasi nulli. Questo squilibrio evidenzia come la cultura della prevenzione ambientale sia ancora fortemente settorializzata, legata più a obblighi normativi che a una strategia di gestione consapevole del rischio.
Geografia del rischio: dove si stipulano più polizze
La rilevazione evidenzia anche una certa variabilità geografica nella diffusione delle polizze ambientali. Il Veneto guida la classifica delle regioni più virtuose, con l’1,85% delle imprese assicurate, seguito dalla Lombardia (1,02%) e dall’Emilia-Romagna (0,96%). Si tratta di regioni altamente industrializzate, con una forte presenza di PMI manifatturiere e impianti produttivi potenzialmente impattanti.

In fondo alla classifica si collocano regioni come la Basilicata (0,12%) o il Molise, dove il numero di imprese assicurate è pressoché trascurabile. Le motivazioni possono essere molteplici, ad esempio:
- minor densità industriale;
- scarsa conoscenza dello strumento assicurativo;
- mancanza di pressione normativa e sociale.
Questa disomogeneità territoriale riflette una più ampia frattura nella cultura del rischio ambientale in Italia, che andrebbe colmata attraverso campagne di informazione, incentivi mirati e politiche pubbliche più attente alla sostenibilità.
Polizze ambientali: una tutela per imprese e territorio
La scarsa diffusione delle polizze di Responsabilità Ambientale espone le imprese a rischi finanziari significativi. In caso di danni ambientali, le aziende potrebbero dover sostenere costi elevati per interventi di bonifica e ripristino, che possono raggiungere anche diversi milioni di euro, mettendo a rischio la loro stabilità economica.
Le polizze di Responsabilità Ambientale sono progettate proprio al fine di coprire i costi legati a incidenti che causano danni a suolo, acqua, biodiversità e salute umana. In particolare, tali polizze possono includere:
- spese di bonifica e ripristino ambientale;
- risarcimenti a terzi per danni alla salute o alla proprietà;
- costi legali e peritali;
- interventi di prevenzione immediata per limitare l’aggravarsi del danno.
La mancanza di copertura assicurativa, dunque, espone le imprese a un rischio economico potenzialmente catastrofico.
Inoltre, un evento ambientale dannoso può avere anche ricadute reputazionali devastanti, incidendo negativamente sulla fiducia degli stakeholder, sulla possibilità di ottenere finanziamenti e sulla competitività nel lungo periodo. Le assicurazioni ambientali, quindi, non sono solo un costo, ma un investimento nella resilienza e nella continuità operativa.
Normativa e obblighi: cosa prevede la legge
Il Decreto Legislativo 152/2006, noto come "Codice dell’Ambiente", ha introdotto in Italia il principio di "chi inquina paga", stabilendo che chi provoca un danno ambientale ha l’obbligo di adottare misure di riparazione e di prevenzione. Tuttavia, l’obbligo di stipulare una polizza assicurativa a copertura di tali rischi è previsto solo in alcuni settori specifici o per determinate attività autorizzate.
Questa mancanza di obbligatorietà generalizzata è probabilmente uno dei motivi principali della scarsa diffusione delle polizze. In altri Paesi europei, invece, la responsabilità ambientale è più strutturata e diffusa, anche grazie a regimi assicurativi obbligatori o fiscalmente incentivati.
Un rafforzamento del quadro normativo italiano, accompagnato da politiche pubbliche che incentivino la sottoscrizione delle coperture ambientali, potrebbe rappresentare un'importante leva per una maggiore diffusione dello strumento.
Cultura del rischio ambientale: un cammino ancora lungo e una responsabilità condivisa
Il report di Pool Ambiente fotografa una realtà in cui la maggior parte delle imprese italiane non ha ancora compreso appieno l’importanza delle polizze di responsabilità ambientale. In un’epoca in cui la sostenibilità è sempre più centrale, questa lacuna rappresenta non solo un rischio, ma anche un’occasione mancata.
Dotarsi di una copertura assicurativa adeguata significa tutelare il proprio futuro, garantire continuità operativa anche in situazioni critiche e contribuire a una più ampia responsabilizzazione verso l’ambiente. Perché prevenire non è solo un dovere etico, ma anche una scelta strategica.
Tuttavia dalla rilevazione emerge chiaramente che in Italia esiste ancora una scarsa cultura del rischio ambientale. Molte imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, tendono a sottovalutare l’impatto potenziale delle proprie attività sull’ambiente. In alcuni casi, si ritiene erroneamente che l’adozione di misure tecniche o gestionali sia sufficiente a scongiurare incidenti. L’esperienza mostra che anche in contesti apparentemente sicuri possono verificarsi eventi imprevedibili e dannosi.
La cultura del rischio ambientale dovrebbe diventare parte integrante della strategia aziendale, al pari della sicurezza sul lavoro o della gestione finanziaria. In tal senso, le compagnie assicurative, le associazioni di categoria e le istituzioni pubbliche hanno un ruolo cruciale nell’educazione e nell’orientamento delle imprese.
Iniziative di sensibilizzazione, incentivi fiscali e una normativa più chiara potrebbero favorire una più ampia adozione delle polizze di responsabilità ambientale, contribuendo così alla prevenzione dei danni e alla tutela delle risorse naturali.